In cui l’autore vi darà mal di testa con un semplice papavero!

Alfred Roll (1846-1919). La signora ai rosolacci. Museo d’Orsay. Parigi

 Il rosolaccio si chiama coquelicot in francese. Il gallo si dice coq in francese moderno e all’origine è un’onomatopea del verso del gallo. Anche coquelicot è una delle onomatopee del verso del gallo. I francesi hanno sempre usato dell’onomatopea del verso dell’uccello per designarlo. Anche se oggi il verso del gallo è standardizzato e che tutti i francesi vi diranno che il suo verso è cocorico, una volta, l’uccello si chiamava diversamente secondo le regioni e le lingue che erano parlate in queste zone, ma il nome è sempre stato un’onomatopea del suo verso: Coquelico, Coquelicot, Coquericoc, Cocorique, Coq, Cocorico, Coquericot, Cacalico, Cacaraca, Quiquirico…ecc. Insomma i francesi non si scocciavano molto per inventarsi delle parole. Il verso dell’uccello è coquelicot, chiamiamo l’ucello: Coquelicot. Invece del verbo cantare, usiamo del verbo coqueliner quando un coquelicot canta. Ah, ora quest’uomo agita le braccia in un modo strano quando canta e ci fa pensare a un coquelicot che coqueline, usiamo del verbo coqueliquer per designare questo modo buffo di cantare che ci ricorda quello del coquelicot. La forma e il colore di questo fiore ci fa pensare alla cresta di un coquelicot, chiamiamolo semplicemente: Coquelicot…. 

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