Non lontano dall’abbazia di Boschaud sulla riva sinistra della vallata del Trincou, c’è una frazione di Villars che si chiama Il Cluzeau. Un cluzeau nella lingua locale è una cavità di falesia oppure delle cavità sotterranee scavate dalle acque nel calcare a partire di crepe naturali chiamate diaclasi. Va bene, finisco di fare il cicerone! Siamo nel Périgord che è conosciuto nel mondo intero per le grotte di Lascaux e forse avete già capito che vi porto a vedere una grotta preistorica, ma non una riproduzione, una vera grotta con le sue raffigurazioni che risalgono al paleolitico superiore cioè a circa diciassettemila anni fa: la grotte di Villars. Quindi salgo la collina e dopo le quattro case della frazione si arriva sul parcheggio che assomiglia a un bocciodromo. Francamente se vedessi alcuni vecchi giocare a bocce oppure a carte nel bar all’ingresso del sito, non sarei per niente sorpreso e mi viene una di queste nostalgie ricordandomi il bocciodromo dove giocava in estate, mio nonno a Bordeaux soprattutto che il bar è identico a quello in cui mio nonno trascorreva i pomeriggi d’inverno a giocare a carte. Sul parcheggio ci sono due camper tedeschi. È la fine della stagione e Villars non è ovviamente Montignac. Dico buongiorno in tedesco alla coppia di anziani che aspetta al bar l’apertura della biglietteria che è addirittura il banco del bar, loro mi rispondono in francese e meno male perchè ho già esaurito tutto il mio vocabolario tedesco. L’altra coppia tedesca è giovane con due bambini. Le due coppie che non si conoscono si mettono a chiacchierare come se fossero parenti; concittadini tedeschi stupiti di trovarsi insieme nelle colline perse dell’alto Périgord. Aspettiamo la guida che ha le chiavi della grotta. I bambini si divertono perché dietro il bar c’è un bellissimo giardino preistorico e pedagogico con tanti animali giganti fatti di materie sintetiche che ruggiscono quando si passa a prossimità; ma forse non è il buon verbo per designare il rumore emesso da un rinoceronte di plastica furioso. La guida è arrivata. Ovviamente lei, come tutti i petrocori, parla inglese come se fosse londinese e chiede ai tedeschi se parlano questa lingua. I tedeschi compresi i due bambini rispondono di sì e siccome non voglio passare per il cretino di turno, le dico che non mi disturba una visita in inglese. Sul cammino che scende verso la grotta, ascolto il chiacchiericcio dei tedeschi e capisco qualcosa cioè che la giovane coppia viene dal Paese dei Medulli, di Lacanau. Allora, fiero come un pidocchio medullo, mi volto verso di loro e dico in inglese che io sono di questo paese di Lacanau in riva all’oceano. Sorridono e mi fanno mille domande che non capisco. La guida sorride, ha pietà di me, e mi salva con quattro frasi rivolte ai tedeschi e completamente incomprensibili per me. Va bene, tranquillo, le farò la visita anche in francese e lei mi fa anche un occhiolino. I tedeschi sorridono anche loro. Siamo diventati una famiglia anche se sospetto che uno dei due bambini abbia chiesto alla madre perché questo imbecille non capisce l’inglese. La grotta di Villars è costituita da tre cavità che ne formano una. La grotta di Carrière, la grotta del buco che fuma e la grotta di Villars. All’inizio degli anni 1950, le cavità di Carrière e del buco che fuma erano già conosciute dagli speleologi che sospettavano l’esistenza di un’altra cavità. Nel mese di dicembre 1953, il club di speleologia di Périgueux scopre finalmente l’ingresso ostruito di questa cavità di cui una piccola parte costituisce la grotta ornata di Villars. Quindi abbiamo tre ingressi principali per una grande e stessa cavità che viene chiamata più comodamente la grotta di Villars. La guida ha detto che le fotografie sono vietate, ma che possiamo comprare cartoline al bar. La vecchia coppia fa finta di non avere compreso ed appena la guida è nascosta dietro qualche mucchio di stalagmiti, la moglie scatta tutto quello che può. Perché? Mistero. Più si scende dentro la grotta più le concrezioni diventano impressionanti di bellezza. In un posto chiamato il balcone, la guida preme il pulsante di un telecomando e subito si scatta uno spettacolo suoni e luci, sotto i nostri piedi, nel fondo della grotta: grugniti d’orsi che penetrano nella grotta per svernare, ombre di una masnada di rinoceronti sulle parete, galoppate di cavalli inseguiti dai cacciatori. Già quando gli speleologi entrarono nella cavità nel 1954, notarono delle concrezioni rotte sulle quali si erano formate delle piccole stalattite e trovarono la cosa abbastanza intrigante. Poi l’anno seguente fu quello della scoperta delle graffiate degli orsi nella stanza che si chiama oggi la stanza delle graffiate. I due bambini tedeschi fanno mille domande su queste graffiate e sulla vita di questi orsi preistorici. Tante che mi dico che non tornerò mai a Perigueux prima di mezzanotte. Ma perché non ho avuto la fortuna di fare la visita con dei piccoli francesi che restano invariabilmente muti quando visitano un luogo di interesse. E la guida che si rivela una specialista mondiale degli orsi! Va bene, ascoltiamo le risposte della guida che i due piccoli tedeschi fanno addirittura delle domande interessanti! Dopo la stanza delle graffiate c’è la stanza dei ceri che non fu esplorata per paura di distruggere le stalagmiti. Nel 1957 dopo la scoperta di una mandibola d’orso e di due metacarpi d’orsi nella stanza del caos, gli scienziati si interessano di nuovo alla stanza dei ceri e scoprono un attrezzo in selce e quindi mettono una porta per chiudere l’accesso alla stanza. Nel 1958, si chiede al proprietario l’accordo di rompere le concrezioni e così penetrano attraverso una gattaiola in un’altra stanza che si chiama oggi la stanza dei dipinti e scoprono meravigliati sulle parete, e sotto una velatura di calcite blu, gli stessi dipinti che si svelano sotto gli occhi stupiti dei tedeschi e dei miei: cavalli, stregone affrontando un bisonte, rinoceronti orsi, mammut, cavalli acefali. Siamo tutti a bocca aperta davanti ai dipinti che la guida ci fa scoprire con un puntatore laser, anche la vecchia tedesca ha smesso di scattare di nascosto tutto e niente ed è soggiogata dalla bellezza di questo cavallo blu che è l’emblema della grotta di Villars e dalla raffigurazione di uno sciamano davanti ad un bisonte. Nessun parla. Una chiesa. Poi, il momento magico passa e ricominciamo a respirare quando la guida ci chiede se abbiamo delle domande. I bambini tedeschi hanno ovviamente un sacco di domande da fare. Beh, anch’io per dire la verità e ho dimenticato che devo tornare a Périgueux.
Cari lettori e care lettrici, visto che gli scatti e le video sono vietati nella grotta di Villars, vi propongo sotto un video della grotta di Villars che non ne svela troppo.