L’umanità è allegra; i passanti sorridono; tutto sembra andare per il meglio nel migliore dei mondi.
Improvvisamente i visi si preoccupano e si angosciano. Le facce si allungano o si innervosiscono.
Le schiene si ingobbiscono. I coraggi si trascinano.
La civetteria scompare. Le eleganze evaporano. Le forze stesse si esauriscono.
L’influenza ha fatto la sua apparizione! L’orrenda influenza! Quella che separa i coniugi più legati.
Che strappa i bambini alle bracce delle madri!
Che cancella i fidanzamenti più solidi!
Che ha ragione delle amicizie più fedeli.
L’ora delle effusioni è passata!
È quella delle infuzioni che iniza. A noi i senapismi e gli autoplasmi! A noi gli chinini e gli ioduri! a noi le compresse e le pillole!!!
A noi le coppette, le sanguisughe e altri apiratori vari. A noi i corpi grassi borici e gomenolati di cui ci si ingozza la gola e il naso.
Tuttavia, perché prevenire è meglio di guarire, pensiamo ad erigere ostacoli tra i nostri cittadini e noi per evitare la contagione. Se il paravento efficace è tuttavia ingombrante…
Usiamo il ventaglio più leggero e più grazioso, ma anche meno sicuro.
La maschera antigas sembra idonea. Peccato che sia così brutta.
La tenuta da cospiratore è ermetica, ma poco pratica.
C’è comunque l’ombrello, ma l’ombrello è insolente; a meno di doppiarlo con occhiali spessi e con un bavaglio antisettico.
Un mezzo pittoresco consiste ad usare lo scafandro. Però richiede l’aiuto di professionisti sperimentati, e non è per tutte le tasche.
La boccia! La semplice boccia di cristallo è ancora cioè che è più conveniente; è stagna, non impedisce la visione e nuoce per niente all’estetica.
Fumetto di Joseph Hémard, pubblicato nel giornale L’Intransigeant, il 16 gennaio 1933.