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Samuel Paty

Scritto alle 7.

Oggi, ci sarà la cerimonia nella corte della prestigiosa Sorbonne; ci saranno gli omaggi; ci saranno le dirette su tutti i canali d’informazione e televisivi, con i politici professionisti che verranno venderci le loro ricette semplici; ci saranno i dibatti di sordi (monologhi) tra gli scemi di destra e gli scemi di sinistra; ci saranno le banalità degli esperti di tutto e di niente, pagati per parlare per ore senza mai dire niente; ci saranno le persone interrogate per caso (ma non troppo) nelle vie che ci faranno parte dei loro sentimenti; ci saranno i rappresentanti di una fede o di un’altra per condannare quello che è successo e dirci che i dèi non c’entrano; ci saranno gli amici ei colleghi della vittima a piangerla e noi tutti con loro davanti ai nostri schermi; ci saranno le medaglie date all’uomo a titolo postumo; ci sarà forse una musica  e forse anche la Marsigliese; ci saranno i suoi allievi commossi ad assistere alla cerimonia; ci sarà il discorso del Presidente che ha la passione di ascoltarsi parlare dei valori della Repubblica e che ci dirà che siamo in guerra; ci saranno mille altre cose nelle ore che verrano. Poi, sapete cosa ci sarà dopo? Quando tutto sarà terminato, che le porte della Sorbonne saranno racchiuse; che saremmo a cenare, a rivivere la giornata per la ennesima volta in televisione, a prepararci ad andare a letto oppure ad occuparsi ad altre cose che facciamo la sera? In un appartamento della regione parigina, ci sarà una famiglia distrutta, la moglie di un uomo decapitato che dovrà spiegare al suo orfano di bambino di cinque anni perché il babbo non tornerà mai più.