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Estuario: Il vecchio campanile di Saint-Vivien de Médoc!

Seduto su una panchina, sotto l’ombra dei platani della piazza, tra il municipio e il campanile, guardo appunto il “nuovo” campanile della chiesa di Saint-Vivien edificato dopo la seconda guerra mondiale, il precedente fu distrutto dai bombardamenti del aprile 1945 nonché la metà della cittadina; dalla chiesa del XII secolo rimane solo l’abside. Quindi sono seduto sulla panchina e prima di andare a comprare un panino nella panetteria-tabaccheria-macelleria-libreria-cantina…del Paese, vi racconto una storia a proposito del vecchio campanile.

Correva l’anno 1906, l’anno prima era stata promulgata la legge di separazione tra Stato e Chiesa. La Francia era sull’orlo della guerra civile tra clericali e anticlericali. Il Vaticano non aveva ancora capito, neanche dopo un secolo dalla Rivoluzione francese, il concetto di laicità. C’era una guerra fredda tra la Repubblica e la cricca del Vaticano, ma la Repubblica francese è una buona figlia generosa  e aveva comunque permesso ai preti di disporre gratis delle chiese e di potere usare delle campane per il loro commercio. Notate che, secondo la legge del 1905, erano i sindaci ormai che emettevano le ordinanze che regolevano tutti i suoni delle campane perché le campane non servono solo per la religione ovviamente.. Quindi è successo a Saint-Vivien-de-Médoc che la gente non ce la faceva più con il corvo cioè il prete del Paese che non solo non pagava l’affitto grazie alla bontà della Repubblica,  ma di più si era impadronito delle campane. Un corvo che sembrava un cuculo. E figuratevi che l’uccello si era messo addirittura a fare suonare le campane secondo lo spessore del portafoglio delle sue pecore. Campane a pagamento quindi. Il campanile di allora ospitava quattro campane. Ovviamente quando c’era un benestante, un borghese, un nobile, un padrone della vite che chiedeva di  fare suonare le campane, il corvo faceva scampanare dal povero sagrestano le quattro campane al volo per ore; quando c’era un miserabile, un pescatore di gamberetti, un bracciante della vite, il tizio aveva diritto soltanto al suono della campana più piccola per qualche minuto. Tutti dovevano pagare il prete per il suono delle campane, i poveri che avevano meno dei ricchi anche di più. Stessa cosa per le signorine ricche che frequentavano la sua confraternità di Maria, per loro, scampanate senza fine delle quattro campane e per le signorine povere del Paese, la campana più piccola, potente quanto il carillon asmatico dell’orologio da tavola della zia Bettina. Insomma, per parafrasare il vecchio La Fontaine: “a seconda che siate ricchi o poveri, le campane di Saint-Vivien suoneranno o no”. C’era un’ingiustizia gridante tra gli abitanti del Paese. Quindi per mettere fine ai litigi senza fine generati dal commercio delle campane da parte del corvo, il sindaco e il suo consiglio scrissero  un’ordinanza che indicava che le campane erano egualitariamente a disposizione di tutti gli abitanti, credenti o no credenti, in cambio di una piccola mancia a dare al sagrestano che le faceva suonare. Povero uomo. Quindi in questo anno 1906, in primavera, si sposavano il signor T….e la signorina F….. e vollero, in conformità con l’ordinanza del sindaco, che le campane suonassero al volo per annunciare la loro felicità a tutta la contrada. Gli sposi e gli invitati delle nozze escono dal municipio, la chiesa è di fronte. Lo sposo chiede al corvo di fare suonare le campane per il matrimonio, il prete chiede dieci franchi – che ce ne volevano alcuni giorni di sudore per farsi dieci franchi nel 1906. Lo sposo propone un colpo da bere del buon vino del Paese e una mancia per la fatica del sagrestano. Il prete rifiuta e vuole il denaro. Le voci si alzano. Presto si urla davanti alla chiesa. Il prete chiude i battenti alla faccia delle nozze. Il forsennato si è barricato dentro la chiesa. Lo sposo torna al municipio che si trova a meno di dieci metri dalla chiesa, sveglia il sindaco che era un po’ stordito dai bicchieri di vino regalati dagli sposi. Furioso il sindaco invia la guardia rurale a negoziare con il forsennato. La guardia rurale era l’equivalente del poliziotto municipale di oggi, senza taser ma con un tamburo da battere per fare gli annunci comunali. Pensate come era attrezzata la guardia rurale per fronteggiare lo scagnozzo di Dio. Il sindaco arriva, poi tutto il consiglio comunale e la metà del Paese. Tutti propongono soluzioni per sloggiare il corvo dal nido. I più anticlericali vogliono mettere il fuoco alla baracca. Altri propongono di andare a cercare il vescovo, di scrivere al Papa, di chiamare i carabinieri, di affamare il prete. Il sindaco dice che la chiesa appartiene al comune e invia a cercare il fabbro per fare saltare le serrature. Il prete è in cima al campanile e si vede tutta la gente del Paese, credente o no, che gli chiedono di aprire. Il tizio si rassegna finalmente e apre le porte. Il matrimonio si riversa nella chiesa, gli invitati penetrano nel campanile e scampanano come dei matti a tale punto che una campana rimane rovesciata, suonano tanto forte che il suono si fa sentire fino a Bordeaux, tutto al sud del mondo per un abitante di Saint-Vivien. Dopo, si cerca il prete per fare dire una messa per gli sposi, il tizio rifiuta, scappa e non si fa più vedere. Qualcuno mi ha detto che corre ancora.