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In cucina con Alex: La torta alla zucca della zia!

C’è un perché a questa ricetta che potete leggere o no cliccando qui.

Per la pasta sabbiosa, pensate al numero 5!

  • 250 g di farina
  • 125 g di burro morbido
  • 5 cl di latte
  • 1 pizzico di sale

[ Riponete la farina in una ciotola, aggiungete i 125 g di burro a pezzi. Poi, con la punta delle dita mischiate velocemente il burro con la farina. Frullate l’impasto fino ad ottenere una consistenza friabile. Non troppo e sempre con la mano leggera, altrimenti rischierete di bruciare l’impasto! Quando la pasta è abbastanza friabile, fate un pozzo nel mezzo e aggiungete il latte e il pizzico di sale. Mescolate con la punta delle dita facendo velocemente dei  movimenti circolari. Non dovete impastare per non sviluppare il glutine che farebbe indurire la pasta durante la cottura. Mettete la pasta su un piano di lavoro. Ripiegatela e schiacciatela un paio di volte con il palmo della mano. Formate una palla, poi spianate subito la pasta con il mattarello e mettetela  in pellicola trasparente in frigofero. Lasciate riposare per circa 45 minuti….]

Per gli altri ingredienti

  • circa 700 g di zucca
  • 1 mela
  • 1 arancia
  • 3 uova
  • 40 g di burro morbido
  • 125 g di zucchero in polvere
  • 20 cl di panna acida
  • 2 cucchiai di farina
  • cannella qb.

1. Prelevare lo zest e spremete l’arancia.

2. Accendete il fuoco (200 gradi). imburrate e infarinate una tortiera. Stendete la pasta sabbiosa. disponete sopra un peso e cottura in bianco per 10 minuti. Lasciate raffreddare.

3. Tagliate a dadi la zucca e la mela.

4. In una padella su fuoco dolce, scaldate il burro. In francese si dice “fare sudare” per appassire quindi fate sudare i dadi di zucca e di mela per circa 10 minuti fino ad ottenere qualcosa che assomiglia più o meno a una composta. In francese usiamo del verbo “compoter” per questa operazione cioè letteralmente “compostare” in italiano. Il verbo compoter evita una parafrasi di tipo: fare cuocere a fuoco lento fino ad ottenere la consistenza di una composta (compote in francese). Per il compostaggio in francese, si usa il verbo “composter” (compostare in italiano).    

5. In una ciotola, sbattete le uova in omelette.

6. In una ciotola, mettete la composta zucca/mela, il succo d’arancia, lo zest, l’omelette, lo zucchero, la panna acida, la cannella e due cucchiai di farina per addensare la preparazione. Mescolate bene e versate il tutto dentro la pasta sabbiosa raffreddata. 

7. Infornate per circa 30 minuti.

Buon appetito!

Mansplaining!

Siena 1921. Sul cammino della Basilica dell’Osservanza: zucche su un tetto. Scatto di Lucien Roy (1850-1941)

La zia da due o tre settimane mi parla della torta alla zucca della sua infanzia bordolese, della sua bontà, della nonna che la preparava per le due sorelle – la zia e mia madre – quando tornavano dalla scuola in autunno. Aveva otto anni, ma il gusto indimenticabile della torta alla zucca della nonna, se ne ricorda come se fosse ieri. Ahi, lei sospira, fa almeno quaranta anni che non ho mangiato di torta alla zucca! Quanto mi piacerebbe una fetta della torta alla zucca della nonna! Ho sempre pensato, le dico di un’aria dubbiosa, che odiavi la zucca! Non ti conoscevo questa passione per questo coso! Beh, si vede che non mi conosci troppo bene nonostante io, sfortunata che sono, ti ho visto quasi nascere, animale! Oh Dio! Quanto eri brutto, sembravi una salsiccia! Ho detto a mia sorella dopo il parto…va bene, va bene, interrompo la zia, te la faccio io la tua fottuta torta alla zucca, vieni domenica per il pranzo. La zia dice di non credere troppo nei miei talenti di pasticciere ma come lei non è affatto difficile…..E grazie zia di gelarmi un polmone con questa frase assassina per la mia autostima! Ma vedrai, e sapete come sono se leggete questo fottuto blog, ed eccomi a raccontarle la storia della zucca dai tempi dei romani fino ad oggi anche se non ho la minima idea di quello che sto raccontando e che mi sto inventando tutto. La zia che ha il vantaggio, contrariamente a me, di conoscere il soggetto, è un monumento di pazienza…. va bene diciamo che lei mi lascia perorare per dieci minuti! Ma pensate che in vita mia, tranne una o due volte in zuppa, non ho mai mangiato di zucca, detesto la zucca e le sto addirittura raccontando tutte le virtù della zucca inventate da me. Spero la zia non mi faccia una domanda su questa fottuta torta alla zucca che non ho nemmeno la minima idea di come si fa questo fottuto coso! Va bene, va bene, mi interrompe la zia che ha esaurito la sua pazienza davanti alle mie interminabili logorree verbali. Ma, per le trippe del gatto! hai già sentito la parola mansplaining? Maneusplénïngue? balbetto.  No, ma sai che in inglese….. La zia mi guarda con gli occhi pazzi, si alza, volta le spalle e se ne va non senza minacciarmi: meglio per te, fanfarone, che la torta alla zucca di domenica sia buona dopo tutto quello che mi fai subire, animale! 

Ora sono disperato quindi se una lettrice o un lettore avesse un’idea per una torta alla zucca senza tralala, sono aperto a tutti i suggerimenti!

Le schiappe del calcio!

Ora che avete accettato di cambiare una piccola fascia di tolleranza per una maglia Fifa sporca di sangue, di delitti e di sottomissione ai pétrodollari, non vi riempite più la bocca di parole di sostegno ai diritti umani ad ogni intervista. Eppure sarebbe stato tanto semplice! Ma cosa sarebbe successo se aveste indossato la piccola fascia? Il Qatar e la Fifa avrebbero ammonito tutti voi? E chissenefrega? Sareste stati mandati in carcere? I mondiali sarebbero stati cancellati e il Qatar e la Fifa avrebbero fatto una figura di merda planetaria? Ovviamente no! Non sarebbe successo niente di tutto questo! Ci voleva solo un po’ di coraggio, ora chiudete la bocca e continuate ad essere delle patetiche schiappe!

Bacino di Arcachon: Sulla spiaggia del Betey!

Al Bacino di Arcachon, nell’antico Paese di Buch, sono tutti pazzi. Sulla spiaggia del Betey ad Andernos, osservo un vecchio granchio umano, vestito come ai tempi del suo servizio di leva quarant’anni anni prima, oggi stretto a morte in questa tuta sportiva blu elettrica dell’esercito francese, che sta zigzagando sulla distesa lasciata a nudo a bassa marea. Il vecchio granchio ha un minuscolo cestino in una mano, di quelli che sono sistemati sui manubri delle bici dei bambini di quattro anni, e nell’altra, tiene una vecchia forca, di quelle forche che servivano per pescare le anguille quando le anguille si “raccoglievano” ancora in quel modo. Il vecchio scruta le pozzanghere e la melma, si ferma, lascia il riparo della sottile traccia di sabbia secca per piantare i suoi stivali da pioggia nel fango. Il vecchio allora comincia a rivoltare il terreno come se fosse un volgare campo di patate, ahi! nemmeno una conchiglia da raccogliere, lui scava più profondamente, non è più un campo di patate, ma ora una specie di ricerca petrolifera. Alla fine, il vecchio si inchina per raccogliere qualcosa da mettere dentro il cestino lillipuziano. Il vecchio si appoggia sulla forca per riprendere fiato. Poi, dopo un certo tempo a cuocere immobile sotto questo caldo sole fuori stagione di novembre, si rimette, sotto i miei occhi esterrefatti di medocchino, a zigzagare verso Ovest, verso Arcachon sull’altra riva, ricomincia a scrutare la melma, a rivoltare un quadro di fango con la sua forca, a seminare dei buchi un po’ ovunque sul suo cammino questo vecchio Sisifo di Andernos. Il pomeriggio si passa a leggere un libro su un banco della passeggiata e ad osservare il vecchio pazzo che bucchera il fondo del mare, poi sulla strada del ritorno, mi dico che sarebbe un’idea di fare una deviazione per andare fino ad Audenge e comprare, per la cena, una dozzina di ostriche sul porto.