Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia

Le palle da biliardo!

Io: non ci capisco niente a questa pubblicità cosa vogliono dirci con questi stronzi di palloni viaggiatori e con questa musica orribile?

Lei (fredda come un rasoio): vendono un coso per depilarsi i coglioni.

Io: E non possono dirlo?

Lei: sono ellittici.

Io: Eh?

Lei: suggeriscono, non possono dire depilarsi i coglioni alla televisione. Sono prudi.

Io: Prudi? Ma passano sempre questa pubblicità all’ora della cena! Ma sei sicura che sia una pubblicità……

Lei: Certa!

Io: Gloups!

Notti insonni!

Nel Médoc, i fiumi sono ridotti a niente, le paludi sono asciugate e screpolate per la prima volta da migliaia di anni, gli alberi assetati nelle foreste crepano, le temperature superano quaranta gradi da settimane e la gente non ricorda nemmeno l’ultima volta che ha piovuto. Le nuvole di zanzare medocchine si sono rifugiate in città, presso gli stadi ed i parchi che continuano ad essere annaffiati come se non ci fosse questa siccità terrificante. Sono apparse, da alcuni anni, zanzare aliene che trasmettono malattie tropicali. La notte devi dormire le finestre chiuse, le zanzare si infiltrano ovunque in casa. Atroce. Il ventilatore deve essere acceso in continuo. Quando lo spegni cinque minuti perché non sopporti più il rumore del coso, ti metti a sudare come un maiale. Sai già che non dormirai della notte. Vai a prendere da bere nel frigo e ti metti, tra due pisciate per colpa di tutta l’acqua bevuta, a leggere nel salotto. Sono le due. I ricci che ti avevano abbandonato in primavera per andare a campare nel bosco dietro casa, non ce la fanno più di questa vita forestale e, affamati, sono tornati nel giardino. Ricominci, la sera, a dare a queste bestiole le crocchette dei gatti. I ricci fanno un baccano del diavolo con la bacinella d’acqua che hai messo per essi. Sono le tre e qualcuno ti maledice dal fondo della casa. Sta urlando la sirena di un camion dei vigili del fuoco che fila sulla strada di Pauillac e preghi che non sia il bosco del comune a bruciare, ma qualcosa più lontano verso Nord. Poi, c’è sempre lo stesso concerto delle civette verso le quattro e mezza. Ora, ti sei addormentato nella poltrona quando un timido capriolo ti bussa alla porta per mendicare una ciotola d’acqua quindi esci per andare a riempire per i caprioli la bacinella rovesciate dai ricci. Sono le sei. Stai per prendere una doccia e sorridi di questi coglioni del governo che ti hanno chiesto di pisciare sotto la doccia per risparmiare la risorsa. Qualcuno ti maledice di nuovo dal fondo della casa, ma la voce è coperta dal rumore del primo elicottero dei vigili del fuoco. Una nuova giornata da zombie sta per iniziare.

Galaverna, una parola latina che ritroviamo in italiano…….

Gujan presso Arcachon, Stanislas Gorin (1824-1874). Biblioteca comunale di Bordeaux.

…. ha dato in guascone e in francese: Galerne. La Galerne è un vento del golfo di Biscaglia che proviene da nord-ovest che appare quasi sempre quando fa molto caldo, le giornate di sole che non finiscono mai, in estate. State tranquillamente sdraiati sulla spiaggia a bruciarvi il culo sotto 45 gradi quando, improvvisamente per colpa del passaggio di un fronte freddo nel Golfo di Biscaglia, le condizioni atmosferiche peggiorano in qualche minuto. Il vento cambia direzione e si mette a soffiare da Ovest o Nord-Ovest con raffiche che possono raggiungere facilmente 100km/h, l’umidità si innalza fino a 100%, le temperature si abbassano di 20 gradi in meno di un quarto d’ora. Non vedete più niente, nemmeno il vostro telo tanto la nebbia è da tagliare con un coltello come si dice in francese, cade questa pioggerella fine e insistente, tipica del Sud-Ovest che si chiama “brousine”. La giornata è guastata! Vi resta solo a cercare l’unico negozio di surf del Paese che vende maglioni in estate. Ma non vi lamentate troppo, pensate agli indigeni della contrada che vivono in un Paese del terzo mondo senza camion dei pompieri, senza canadair, chiusi nelle loro case, pregando affinché la Galerne possa dare una mano contro gli incendi che divorano le loro pinete…..

INCENDIO!

Incendio nelle Landes. 1901. Etienne Mondineu. Museo di belle arti di Agen.

Al tramonto, in cima alla duna bruciante, seduto tra le Immortali, nel silenzio appena disturbato dai versi lontani delle cicale delle pinete ai miei piedi, contemplo l’oceano. Da Nord sta per arrivare sopra di me una gigantesca nuvola d’inchiostro che annega l’orizzonte, la nuvola si apre facendo apparire dei bagliori porpora: Il fuoco. L’incendio ormai è un maremoto, le fiamme si infrangono contro i piedi delle dune, il vento che si è alzato, terribile di complicità, aiuta le fiamme a spazzare di rosso la brughiera ed i corbezzoli, a leccare i tronchi degli alberi assetati; le fiamme si torcono intorno ai rami centenari delle querce da sughero, si arrampicano alla cima dei pini marittimi per ruzzolare in un attimo e ricominciare da una cima all’altra senza mai stancare, in onde rosse e grondanti. Chiudo gli occhi, mi ricordo della nonna che si spaventava per il bestiame quando le pinete bruciavano in estate. Non per gli uomini, ci mancherebbe, perché loro possono sempre fuggire, ma per il bestiame. Mia cara nonna, relitto di un’antica civiltà contadina. Così con gli occhi chiusi, immagino i cavalli dentro le loro scuderie sparse in mezzo alle pinete nella pianura, vedo le loro frogie spalancate, le loro orecchie raddrizzate, posso quasi udire i loro nitriti di terrore. Tutti gli animali della foresta, selvatici o addomesticati, hanno la preveggenza della morte che sta galoppando verso di essi. Immagino la gente che non ha voluto o potuto lasciare la loro casa, circondata dalle fiamme e dalle fumate tossiche, rannicchiata a terra in una posa di terrore, tentando di respirare, pregando che i vigili del fuoco possano raggiungerli prima dell’onda di fuoco. Immagino resti fumanti, corpi ridotti in cenere, la puzza della carne carbonizzata. Apro gli occhi, il paesaggio e tutto il cielo sono neri. L’incendio ha risparmiato la cima della  duna dove mi trovo seduto tra le Immortali. Strofino i fiori delle Immortali e porto le mie dita al naso per respirare il loro profumo di curry. Giallo delle Immortali mentre tutte le lande che mi circondano sono diventate tutte nere. Il maremoto di fuoco galoppa verso Sud. Prego. Se l’incendio varca lo stagno verso l’immensità delle pinete delle lande, allora l’incubo sta solo per iniziare ….. 

Barbaro dopo la caccia!

Barbaro dopo la caccia. Rosa Bonheur. 1858. Philadelpia museum of Art.

Mentre lei sta sfogliando una rivista culturale bordolese, io, ovviamente il solito francese con la puzza sotto il naso, le dico: In copertina è Rosa Bonheur, il museo d’arte di Bordeaux le dedica una mostra fino a settembre per il bicentenario della sua nascita…..

Lei, guardandomi come se fossi branque (pazzo): No, non è Rosa Bonheur!

Io: E come non è Rosa Bonheur? Certo che è La Bonheur, pardine!

Lei, ridendo: Ma sei completamente pec (scemo) o che?

Io, offeso come un pidocchio: E allora chi è?

Lei: Ohami, ma non vedi che è un cagnas da caccia! (un grosso cane da caccia!) 😉