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Una vacanza qualunque a Bordeaux!

Apocalisse. Capitolo 8. E il primo sonò, e vi fu grandine e fuoco, mescolati con sangue….

Vediamo. Dovevo trascorrere una settimana di vacanza nei Pirenei a fare delle escursioni e ho dovuto annullare l’albergo perché la persona che doveva accompagnarmi si è ammalata. Quindi vacanze in casa. Niente di grave! mi direte perché c’è l’oceano a due passi e ci sono turisti  del mondo intero che sognano una vacanza a Bordeaux. Tranne che ha fatto tra 40 e 43 gradi tutta la settimana e che ho passato la settimana nell’oscurità, le persiane chiuse. Una talpa. Appena aprivo qualcosa  prendevo fuoco quanto un pino delle lande colpito da un fulmine nella siccità di un mese d’agosto. Il telefono squilla. È una delle due sorelle centenarie che hanno la casa di fronte alla mia. Se potessi venire che sua sorella minore è caduta, se potessi alzare la sorella per sistemarla nella poltrona. Ho visto il veicolo dei vigili dei fuoco ieri sera, tutto bene? chiedo. Sì, sì, risponde la sorella, ma non vogliono più spostarsi per alzare mia sorella quando lei cade. Va bene, dico evitando di sospirare, arrivo. Cinquanta metri da fare sotto il sole. Attraversare il deserto dell’Atacama è un scherzo nei confronti. Sono bollito quanto un carciofo di Macau. Uno straccio. Il giardino è abbandonato eppure non è una questione soldi, le vecchie sono milionarie. Busso alla porta e rimpiango subito la traversata. Un tugurio, accumuli di rifiuti ovunque, dal suolo al soffitto. La vecchia dice di non aver avuto il tempo di fare le pulizie. Dagli ultimi quaranta anni, penso. Odori di marcio, di cadaveri di animali, di piscia e di merda. Non oso guardare verso la toilette o la cucina. La testa mi gira, ho la nausea. La vecchia è allungata tra una poltrona sporca e un accumulo di giornali. Mi ripugna di toccarla, mi ripugna la sorella che la lascia vivere in queste condizioni. Non l’ho vista da anni ma la signora sembra riconoscermi. La prendo da sotto le spalle, non si è lavata da almeno un anno, lei puzza, ma puzza, ha anche una traccia di merda sul fronte. La signora pesa almeno settanta chili. Fa mille gradi nella stanza. Devo stringerla dentro le mie braccia per sollevarla. Un peso morto. È sistemata di nuovo sulla poltrona. Discuto con la sorella che è stata dottoressa in un’altra vita. Bisogna ricoverarla, lei ha fatto un’ischemia cerebrale che non è stata curata! Caspita, lei ha un diploma di medicina! Sua sorella sta morendo, lei non lo vede? Oh, risponde la vecchia, non è possibile senza il suo accordo l’ho letto su internet. Ma cosa sono queste stronzate! Sua sorella non ha più lucidità, non può prendere decisioni per la sua salute! Torno a casa. Faccio una doccia. Mi sento sporco come mai mi è successo in vita mia. Tre volte la vecchia mi chiama perché la sorella è caduta, tre volte ci vado, tre volte tento di convincere la vecchia e tre volte mi doccio tornando a casa e mi passo anche la candeggina sulle mani dopo la doccia. L’ultima volta è per mettere la sorella a letto e l’aiutare ad andare anche al cesso. Va bene, dico alla vecchia, non perdo più tempo a parlare con lei, domani mattina, chiamo il comune ed i servizi sociali. Un assessore è venuto dopo la mia chiamata, anche la polizia, i servizi sociali. La sorella è stata ricoverata. L’indomani, vado a bussare alla porta, la vecchia non risponde oppure si nasconde da qualche parte nel tugurio, le telefono. E niente. Poi, lei mi richiama per dirmi piangendo che la sorella ha un tumore cerebrale e che deve operarsi in un quindicina di giorni. Non le dico cosa penso di lei, sono troppo educato….

Maledetto quarantadue gradi, guardando nelle mie mail, ce n’è una che sembra venire dalla mia banca, clicco sul link per disattenzione. Dopo qualche minuto mi accorgo che è una falsa pagina Google. Telefono alla banca per bloccare la mia Mastercard, mi invitano a scegliere un nuovo codice Pin via SMS tra ventiquattrore. Due, giorni dopo, ricevo la nuova carta. Non c’è più niente da mangiare nel frigorifero, vado a fare la spesa. Sto aspettando alla cassa, c’è una coda chilometrica con tutti questi turisti che hanno fretta di raggiungere le spiagge; ed i vecchi del quartiere che fanno la spesa ogni giorno. Ovviamente! Va bene, sto per pagare. Inserisco la carta nel terminale Pos. La carta non funziona. Il pagamento è rifiutato. Faccio un secondo tentativo, è niente, il Pos non vuole sentire parlare della carta. La cassiera mi avverte che mi resta solo un tentativo. Che angoscia! Rifletto per un quarto d’ora. Niente mi viene. Ho la testa vuota. La gente è quasi pronta a saltarmi addosso, una vecchia mi chiede addirittura se non ho derubato la carta! Disperato, chiedo alla cassiera se posso pagare senza contatto. Eh no, lei sospira, l’importo supera i cinquanta euro. Lei mi incoraggia, lei riflette bene, non è successo niente di particolare recentemente? Allora dal fondo del mio cervello atrofizzato, vedo una piccola luce. Ohami! grido agli spettatori, ho cambiato la carta, il codice Pin è la mia data di nascita! La folla è arrabbiata, venti minuti che sta aspettando. Pago e mi allontano in fretta di paura di essere linciato…… 

42 gradi. Atroce. La gente del quartiere mangia nei giardini la sera. Si sente il rumore dei bambini che giocano nelle piscine, l’odore della carne che cuoce al barbecue. Serata banale del quartiere di un paese del Médoc. Il tuono lontano di un temporale in direzione dalla Spagna. La gente non è preoccupata. Subitamente, nuvole d’inchiostro sono apparse che scattano verso Nord. In un attimo fa notte. La gente abbandona i giardini per rifugiarsi nelle case, i genitori disperati urlano ai bambini di uscire dalle piscine. Cinque minuti sono passati quando la grandinata si abbatte. Chicchi di ghiaccio grossi quanto palle di tennis che devastano tutto. I giardini sono distrutti, i tetti, le  finestre delle case, le parabrezze delle macchine esplodono, le carrozzerie sono crivellate come se fossero colpite da mitragliatrici. Piove dentro le case, non ci sono più le tegole. Sento urlare il vicino che si è preso un chicco di grandina in testa. Un baccano infernale che dura circa dieci minuti. Poi, il silenzio completo, gente stupita che esce dalle case per constatare i danni. Fantasmi che circolano nella nebbia di calore che si alza dai suoli surriscaldati……

Nuova notte di insonnia. Penso a tutto quello che c’è da fare. I danni, il tetto distrutto, chiamare l’assicurazione, il costo delle riparazioni, i rimborsi. E dire che sono in vacanza. Incredibile tutto quello che mi è successo in meno di una settimana. Verso le tre della mattina, mi viene un dolore allo stomaco come se avessi inghiottito dei tizzoni, tutto mi brucia orribilmente dal petto al ventre. Dalle tre alle sette della mattina, il mio svago preferito è di vomitare tutto quello che posso anche quando non ho più niente da vomitare. Alle sette, è uno zombie che chiama SOS medici. Ho bisogno di un medico, presto! Sto davvero morendo. Il medico mi dà l’indirizzo dello studio e mi dice che un medico del pronto soccorso mi chiamerà per valutare se ho bisogno di un’ambulanza. Certo che ne ho bisogno! Sono piegato in due. Tutto mi brucia e ho una voglia di vomitare pazzesca. Il medico del pronto soccorso giudica che non sto morendo abbastanza e che posso spostarmi allo studio di SOS medici. Chiamo mia zia, se lei potesse venire per portarmi in macchina. La sto aspettando fuori da casa, masnada di zingari, corvi di sciagure, girano nel quartiere per abbindolare i vecchi: quattro tegole da rimettere, un telone da sistemare per proteggere il tetto, niente lo faccio io, non c’è bisogno di chiamare l’assicurazione. Gratis. 1600 euro in contanti. I vecchi che hanno l’acqua che gronda dai soffitti, sconvolti, fanno assegni e invece di sistemare i teloni, gli zingari scappano verso le banche per incassare gli assegni all’apertura. I vecchi che si rendono conto della presa in giro, telefonano alle banche per bloccare gli assegni, la polizia corre dietro gli zingari che corrono dietro i polli. Un circo. Uno mi adesca: Un telone gratis? 1400 euro ? Fottimi il campo! rispondo. Sto morendo e poi se ne occuperà la mia assicurazione dei lavori per i miei eredi!  La zia arriva. Prendo un sacco. Non si sa mai anche se ho lo stomaco vuoto. Non sappiamo dove si trova lo studio vicino alla casa di riposo del comune di E…, ho l’appuntamento alle nove e trenta. Non ho preso il telefono, non è la buona casa di riposo. Moribondo, scendo dalla macchina e chiedo a una donna che sta spazzando il marciapiede. Oh, non è qui, è sulla strada di Lacanau! Lei sta davvero male! Prendo la macchina, inseguitemi. Ringrazio la signora. Ohami, c’è una scala mostruosa da salire, la zia mi aiuta. Finisco quasi a gattoni. Il dottore dice che potrebbe essere una pancreatite acuta, che il medico del pronto soccorso doveva inviare un’ambulanza per portarmi all’ospedale. Il tizio dice a mia zia che sarà più veloce se ci andiamo in macchina. Ohami, penso. A quest’ora con gli ingorghi stradali di Bordeaux. Passa un’ora, prima di arrivare al pronto soccorso. Mi fanno pisciare in un vasetto e ci riesco più o meno. Un elettrocardiogramma. La presa di sangue è un disastro. L’infermiera mi trafigge le due braccia e mi accusa di avere le vene che “rotolano”. E sempre questo bruciore incandescente dentro il mio stomaco, ne approfittano per farmi un tampone covid. Ho due cateteri che mi inviano antidolorifici a spruzzo continuo. Un uomo, nel box accanto, urla senza mai smettere: Dottore! Dottore! Dottore! Dottore…L’infermiera tenta di spiegare a una vecchia signora inglese gli esami che lei deve passare e io giaccio mezzo morto su una barella. Devo passare uno scanner, l’infermiere mi avverte che il liquido che mi sta iniettando brucia e fa pisciare. Bruciare più di quello che mi sta bruciando dentro non è possibile visto che l’antidolorifico non mi fa assolutamente niente. Va bene faccio l’esame e mi riportano alla sala. Allora, ora, c’è il tizio che urla: Dottore! dottore!, dottore!….ed io che chiede, scusandosi, di pisciare ogni trenta secondi. Mi trovano calcoli, ma non c’è di rapporto con il mio bruciore. Non sanno troppo cosa pensare e mi dicono di andare a vedere un gastroenterologo. Sto meglio. Forse una specie di stress post-traumatico dovuto alla tempesta, dice il dottore. Il tizio è simpatico è mi dà un congedo malattia per una settimana, non per il bruciore, ma perché sono completamente esaurito. Sono le sette della sera, torno a casa con la zia che è venuta a cercarmi. Appena passiamo Bordeaux e varchiamo il confine del Sud-Médoc, che entriamo in una zona di guerra. Il paese sembra essere stato bombardato. Arrivando, guardo il tetto della mia casa, uno zingaro si avvicina, lo stesso di stamattina oppure un cugino, un telone signor?