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Covid-19 e lingua di Dante Alighieri!

Eugène Delacroix. 1822. Dante e virgilio detto ancora la Barca di Dante. Museo del Louvre. Parigi

In francese è semplice, il certificato si chiama certificat, covid si dice covid, il certificato è digitale quindi lo chiamiamo certificat numérique, il certificato ti permette di viaggiare in tutta l’Europa quando sei vaccinato contro il covid quindi il certificato si chiama: certificat covid numérique UE e nella versione inglese è la stessa cosa e il coso si chiama “EU digital covid certificate” che in italiano non è affatto difficile da tradurre in certificato digitale covid dell’U.E. Allora, se qualcuno potesse spiegarmi perché questi fottuti italiani devono usare dell’espressione Green Pass che non è né italiana né inglese e che non esiste altrove nell’UE! Sinceramente, se mi dite Green Pass e che non so che è il nome che date al certificato covid, penso che sia un coso legato all’ambiente! I misteri della lingua italiana! A proposito, ho la mia seconda dosa di vaccino stasera e mi daranno anche a me il mio certificato covid digitale dell’U.E. 😉

Bacino di Arcachon: La bellezza della fioritura dello statice limonium!

Cosa possiamo dire sulle lavande di mare che fioriscono a profusione in quel periodo nei prati salati e le rive del bacino di Arcachon? Già che il suo vero nome è lo statice limonium, ma che suona più figo di chiamarlo: lavanda di mare, lillà di mare…ecc. Come possiamo descrivere il nostro statice limonium in due parole? Proviamo: Pianta vivace, robusta, a foglie formando una rosetta intorno allo stelo fiorifero che può raggiungere da 30 a 60 centimetri di altezza. Abbastanza comune, crescendo nei prati salati e le sabbie umide delle rive dell’Oceano Atlantico da Dunkerque fino a Bayonne. Cosa possiamo dire ancora per rendere lo statice limonium meno banale? I numerosi fiori violacei stretti gli uni contro gli altri su degli steli che partono dallo stelo principale si conservano per anni senza perdere troppo i loro colori. Una volta i bambini sprizzanti di salute dei marinai poveri, per farsi un po’ di soldi ne facevano dei mazzi perpetuali che vendevano ai ricchi parigini che venivano ad Arcachon respirare la buona aria balsamica della foresta di Guascogna pensando così guarire della tubercolosi. Ecco è tutto credo che possiamo dire sullo statice limonium. 😉

Médoc: I carciofi!

Se mi portate in uno di quei castelli dei baroni del vino del Médoc e che mi vedete perfettamente a mio agio deambulando tra tutto questo lusso ostentato destinato a lasciarvi a bocca aperta, non siate sorpresi; se mi vedete nelle loro cantine a bere un fondo di vino pregiato senza essere troppo impressionato dai loro discorsi anche se sono abituato a bere soltanto del vino sfuso, non siate affatto sorpresi. Ed è che sono del Médoc io e che conosco l’origine di tutta questa ricchezza: i carciofi! I carciofi che gli antenati contadini dei baroni del vino coltivavano e che venivano caricati sulle carrette e trasportati sui mercati di Bordeaux con le loro donne che si alzavano di notte per imboccare la lunghissima strada polverosa e noiosa tra Lesparre e Bordeaux oppure che scendevano il fiume in barca per essere a Saint-Michel all’apertura del mercato. Credetemi una volta che conoscete la storia dei carciofi, relativizzate tutto quello che vedete nei castelli e le cantine del Médoc; allora i trucchi di un teatro basato sulla vanità del cliente per fargli spendere un capitale in vino appariscono più grossi dei fusti dei carciofi selvatici che crescono lungo il fiume dietro casa mia. 😉 

Sui moli di Bordeaux.

Talvolta c’è del legno, della tela e del metallo che si attracca sui vecchi moli, allora ti ricordi che questa strada hagnous* e salmastra che separa la città in due, è un fiume e che Bordeaux fu uno dei più grandi porti del mondo. Ti ricordi dei tuoi antenati che imbarcarono per raggiungere Brest e Bougainville e andarono a Tahiti, di quelli che andarono alla caccia alla balena nel Pacifico sud; ti ricordi di quelli che guadagnarono la loro vita facendo commercio di carne umana, ti ricordi di quelli che conquistarono il Canada, di quelli che partirono pescare il merluzzo allo Spitzberg, di quelli che furono marinai nei mari di Cina, di quelli che andarono con Lafayette a lottare per l’indipendenza dell’America, di quelli che furono docker sul porto a rompersi la schiena trasportando la merce, di quelli che furono corsari per i Re di Francia e di quelli, tanti poveri, che facevano naufragare le navi sui banchi di sabbia al largo del Médoc per impadronirsi di tutto fino alle mutande dei marinai. Ti ricordi della nonna che legava le lamprede alla finestra della cucina e le incideva per recuperare il sangue in una ciotola piena di vino, ti ricordi le alose di Pasqua che il nonno comprava a un amico pescatore di Labarde, ti ricordi la pesca alle esquire* in compagnia di un amico dentro una capanna su palafitte in riva al fiume, ti ricordi dell’unico giorno felice passato con il tuo docker di padre che ti aveva  portato a pescare, a otto anni, i granchi. Poi che ti aveva rovinato la serata versando nel tuo piatto di zuppa di granchio per cattiveria un pieno pugno di peperoncini di Cayenna e ti aveva costretto a mangiarla fino all’ultimo cucchiaio. Ti ricordi di tutta questa gente, di tutte queste storie vere o inventate sentite mille volte, di tutte queste cose che hai vissuto in riva a questo fiume. Allora ti ricordi che nelle tue vene scorre la hagne* del fiume e ti viene una di questa malinconia che ti costringe a scappare dai moli per perderti nelle viuzze di Saint-Pierre.  

* hagnous (fangoso, fangosa), hagne (fango), esquire (gamberetti bianchi tipici dell’estuario della Gironda)